venerdì 9 maggio 2008

S'I FOSSE FOCO

S'i fosse fuoco, arderei 'l mondo;

s'i fosse vento, lo tempestarei;

s'i fosse acqua, i' l'annegherei;

s'i fosse Dio, mandereil' en profondo;

s'i fosse papa, allor serei giocondo,

ché tutti cristiani imbrigarei;

s'i fosse 'mperator, ben lo farei;

a tutti tagliarei lo capo a tondo.

S'i fosse morte, andarei a mi' padre;

s'i fosse vita, non starei con lui;

similemente faria da mi' madre.

Si fosse Cecco com'i' sono e fui,

torrei le donne giovani e leggiadre:

le zoppe e vecchie lasserei altrui.



Cecco Angiolieri


Cecco figlio di un ricco banchiere era un fancazzista per eccellenza, questa penso che sia una delle sue opere più famose. Nel suo contesto storico 1260-1312 regnava il Dolce Stil Novo, dai quella corrente mielosa di cui faceva parte (fra gli altri) anche Dante che si struggeva per Beatrice che a sua volta non lo cagava pari.


Cecco, esce dai canoni e con questa composizione fa capire la sua visione della vita ovvero: MI VOGLIO DIVERTIRE! E FANCULO TUTTO IL RESTO.


Infati gioca con la poesia e con il "SE FOSSI" e fa un grande elenco di quello che farebbe, poi alla fine scende nella realtà e conclude con un passo che per me fa di lui uno dei capostipiti dell'ironia moderna. Conclusa la fase della rabbia distruttiva iniziale, ci dice semplicemente ed ironicamente:


"Visto che non sono niente di tutto questo,


e sono semplicemente Cecco,


mi voglio circondare di cose belle


e tutto il resto lo lascio agli altri!


 




 


NON FA UNA PIEGA...

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