Una bomba chimica cadrà sulla Terra |
E' il 6 marzo la data del rientro nell'atmosfera di un satellite-spia americano che è ormai senza controllo. Il Pentagono tenterà di abbatterlo con un missile lanciato da un incrociatore. Se non ci riuscirà o ci riuscirà parzialmente non è dato sapere dove avverrà l'impatto. Il satellite ha le dimensioni di un minivan, pesa 2.270 kg e, soprattutto, ha a bordo 450 kg circa di idrazina, un carburante corrosivo, tossico e cancerogeno e che - superati i 38 gradi - esplode. L'esercito polacco è stato messo in stato di allerta |
WASHINGTON – Sarà il 6 marzo la data del rientro nell’atmosfera di un satellite-spia americano, se fallirà il tentativo del Pentagono, ordinato dal presidente George W. Bush, di abbatterlo con un missile lanciato da un incrociatore. L’indicazione è emersa nell’ambito di un’intensa attività diplomatica lanciata dal Dipartimento di Stato per cercare di convincere la comunità internazionale che l'iniziativa non è un test di future «guerre stellari». Il Dipartimento di Stato, in un cablogramma ottenuto dai media americani, ha dato istruzioni a tutte le ambasciate americane di spiegare ai governi stranieri che l’azione non fa parte di alcuna sperimentazione militare e non è una prova di forza degli Usa. Lo scopo invece, secondo l’amministrazione Bush, è quello di cercare di limitare al massimo i danni che può provocare la caduta del satellite, che ha le dimensioni di un minivan, pesa 2.270 kg e fu lanciato nel 2006 dalla California per una missione top secret del National Reconnaissance Office (Nro). Il satellite adesso si trova a 280 km dalla Terra, dopo essere già sceso di 70 km. Non avendo mai acceso i propri razzi, ha a bordo 450 kg circa di idrazina, un carburante che a Terra potrebbe avere seri effetti tossici. L'idrazina (o diammide, o diammina, o idruro di azoto), infatti, è molto tossica per fegato, reni e sistema nervoso centrale, ed è cancerogena. Se poi dovessi svilupparsi una temperatura superiore ai 38 gradi l'idrazina esploderebbe. L'ambasciatrice americana alla Conferenza sul disarmo a Ginevra, Christina Rocca, ha spiegato che gli Usa sono pronti a rimborsare gli altri Paesi se i detriti cadranno su di loro e ha aggiunto che se fallisce il lancio del missile del Pentagono, «il satellite farà un rientro non controllato nell’atmosfera terrestre il 6 marzo o intorno a quella data». Il Pentagono non ha reso noto quale sia il giorno in cui intende fare il tentativo, spiegando che l’operazione è ancora in via di definizione e deve tener conto di molteplici fattori. Uno di questi è la presenza nello spazio in questi giorni dello shuttle Atlantis, che non rientrerà fino al 20 febbraio: la Nasa è stata coinvolta nella pianificazione, per valutare gli eventuali effetti sullo shuttle e sulla Stazione spaziale internazionale provocati dai detriti. Quando la Cina lo scorso anno distrusse con un missile un proprio satellite, lasciò in orbita 150.000 detriti, in quello che è considerato il peggior caso di inquinamento nella storia dell’esplorazione spaziale. Ma il satellite cinese si trovava a una distanza dalla Terra (840 km) assai maggiore di quella a cui mira il Pentagono, che conta di colpire il satellite-spia vicino all’atmosfera per permettere ai detriti di disintegrarsi al rientro. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Sean McCormack, ha affermato che gli Usa non intendono dar vita ad alcun parallelo con l’episodio cinese. Quello di Pechino, ha spiegato, «era un test specificamente eseguito per provare la capacità di distruggere un satellite», mentre gli Stati Uniti intendono agire come «tentativo di proteggere la gente a terra». 15/2/2008 |
FONTE: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_esteri_NOTIZIA_01.asp?IDNotizia=194347&IDCategoria=1
Ce l'hanno fatta! Fiuuu.....
RispondiEliminaGia, il missile l'ha beccato in pieno serbatoio proprio oggi.
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