domenica 24 maggio 2009

430 DONNE ASSASSINATE... E NESSUNO SA IL PERCHE'.


La strage di donne a Ciudad Juarez.


Ciudad Juárez costituisce un caso grave e insolito di violenza contro le donne. Sono già più di 430 le donne assassinate e oltre 600 quelle scomparse dal 1993. Il punto della situazione, sulla terribile scia di sangue, del giornalista Michele Cinque.

 



PERCHE' TANTA VIOLENZA, MIO DIO PERCHE'?




La strage di donne a Ciudad Juárez





Le vittime sono quasi tutte giovani (di età compresa tra i 15 e i 25 anni),

carine, magre e con i capelli lunghi. Tutte provenivano da famiglie povere e

molte tra loro non erano originarie di Ciudad Juárez. Alla ricerca di migliori

condizioni di vita, vi erano arrivate per lavorare come operaie in una delle

numerose fabbriche di subappalto per l’assemblaggio di prodotti per

l’esportazione (maquiladoras) che si trovano nella città. Altre erano impiegate,

domestiche, studentesse, commesse, segretarie, etc.






Nella maggior parte dei casi, i corpi ritrovati portano le tracce delle violenze

estreme subite: stupro, morsi ai seni, segni di strangolamento, pugnalate, crani

fracassati. Spesso il viso appare massacrato e irriconoscibile e in alcuni casi

il corpo bruciato. Alcuni cadaveri sono stati ritrovati nei quartieri del centro

cittadino, altri abbandonati nei fossati, tra terreni incolti in mezzo al

deserto e, solo raramente, sepolti in modo approssimativo e frettoloso. Il modus

operandi degli assassini riprende quello dei serial killer: tutte le donne sono

state uccise in luoghi diversi da quello in cui è stato rinvenuto il loro

cadavere, a volte dopo esser state sequestrate per intere settimane e la

tipologia delle sevizie è sempre la stessa.






Prima del 2001, i cadaveri delle vittime violentate e strangolate venivano

sempre ritrovati, ma da quando le inchieste si sono moltiplicate, i corpi hanno

cominciato a scomparire nel nulla. Le associazioni hanno calcolato che le donne

scomparse sono circa 600 oltre ai cadaveri ritrovati sono poco più di 400.

Far scomparire i corpi delle donne assassinate è diventata una specialità della

criminalità locale. Il sistema abituale si chiama «lechada», un liquido

corrosivo composto di calce viva e di acidi, che scioglie rapidamente la carne e

le ossa senza lasciare traccia. «Nessuna traccia», è la parola d’ordine. Ridurre

al nulla, cancellare, far scomparire completamente, sono le parole chiave.

Per tutte le donne, Ciudad Juárez è diventato il luogo più pericoloso del mondo.






Da nessuna parte, neppure negli Stati uniti dove pure i serial killer non

mancano, le donne sono così gravemente minacciate.

(1) Le statistiche disponibili sul numero di donne assassinate e scomparse a

Ciudad Juárez sono spesso contradditorie. Esistono degli scarti consistenti tra

le statistiche ufficiali del governo messicano e quelle degli organismi di

difesa dei diritti umani.














Dal 1998, diverse organizzazioni di difesa dei diritti umani si sono recate a

Ciudad Juárez per esaminare la situazione in riferimento ai crimini sistematici

commessi contro le donne dal 1993. Dopo la visita, la maggior parte di loro ha

formulato delle raccomandazioni. Quella che segue è la cronologia di alcune di

queste visite:






  • 1998 : la Commissione nazionale dei diritti umani (CNDH) del Messico fece una


prima inchiesta sulla morte di 81 donne a Ciudad Juárez. Al termine, emise la

Raccomandazione 44/98 in cui si affermava esplicitamente che numerosi gradi

governativi si erano resi colpevoli di negligenza. Si rimproverava anche alle

autorità di considerare le morti come degli avvenimenti isolati e si richiedeva

che venissero condotte inchieste anche contro l’ufficio del procuratore dello

stato di Chihuahua.









  • 1999: la Relatrice speciale per le esecuzioni extragiudiziarie, sommarie o


arbitrarie della Commissione dei diritti dell’uomo dell’ONU soggiornò dal 12 al

14 luglio presentando il suo rapporto a novembre dello stesso anno.






  • 2001 : il Relatore speciale sull’indipendenza dei magistrati e degli avvocati


della Commissione dei diritti dell’uomo dell’ONU soggiornò dal 13 al 23 maggio e

presentò il suo rapporto nel gennaio 2002.






  • 2002 : la Relatrice speciale della Commissione interamericana dei diritti


dell’uomo per i diritti delle donne dell’OEA (Organizzazione degli Stati

americani) si recò a Juárez dall’11 al 13 febbraio. Il suo rapporto, reso

pubblico nel marzo del 2002, s’intitola : « Le donne di Ciudad Juárez (Messico)

e il diritto alla protezione contro la violenza e la discriminazione ».

2002 : il 28 novembre, la Direttrice esecutiva del Fondo di sviluppo delle

Nazioni unite per le donne (UNIFEM) si recò a Ciudad Juárez.






  • 2003 : la Relatrice sulla violenza contro le donne della Commissione dei diritti


dell’uomo dell’ONU soggiornò a Ciudad Juárez in luglio.

Ugualmente, nel luglio dello stesso anno, Amnesty International fece

un’inchiesta sugli omicidi e la sparizione delle donne. Il suo rapporto, reso

pubblico nell’agosto 2003, s’intitola : « Messico : assassinii intollerabili. Da

dieci anni a Ciudad Juárez e Chihuahua, delle donne vengono rapite e assassinate

».






  • Infine , nel settembre 2003, un gruppo di esperti (6) dell’ufficio delle Nazioni


Unite contro la droga e il crimine, si recò in Messico per collaborare alle

indagini a sostegno della polizia della città.

2004 : La Commissione del Quèbèc di solidarietà con le donne di Ciudad Juárez si

recò in Messico nel mese di febbraio e pubblicò il suo rapporto nell’Aprile

dello stesso anno presentando una sintesi dettagliata degli incontri realizzati

con vari rappresentanti sia delle autorità locali che dei gruppi della società

civile.












Ciudad Juárez : città di frontiera, zona franca industriale, città violenta

Ciudad Juárez è una città di frontiera che conta circa un milione e mezzo di

abitanti ed è situata in una regione desertica dello stato di Chihuahua al

confine con gli Stati Uniti, a quattro chilometri da El Paso, Texas. Juárez

sorge sulla linea di 3.500 Km di frontiera che separa il mondo sviluppato dal

mondo in via di sviluppo: la sola frontiera al mondo ad avere questa

particolarità.

Ciudad Juárez attira le popolazioni povere degli stati dell’interno che arrivano

a centinaia ogni mese alla ricerca di un lavoro o per tentare di attraversare il

confine. Si stima che il 35% della popolazione economicamente attiva di Ciudad

Juárez sia costituita da emigrati, sia uomini che donne.





Dopo la firma dell’ALENA, Ciudad Juárez è diventata la più importante zona

franca industriale di tutto il Messico. Nel 2003, c’erano 269 maquiladoras e 197

000 lavoratori e lavoratrici (2). Secondo le statistiche ufficiali nello stato

di Chihuahua, le donne occupano il 48,3% dei posti di lavoro disponibili e hanno

in media tra i 20 e i 22 anni ma si trovano anche delle minorenni (in Messico

l’età legale per lavorare è 16 anni).

A Juárez, il costo della vita è paragonabile a quello di El Paso e i salari

nelle maquiladoras non superano in media i 4$ US al giorno per dieci ore di

lavoro. Nel 2003, il 18% della popolazione viveva nella povertà più estrema, il

22% non aveva un servizio d’acquedotto e il 14% viveva senza acqua potabile. I

nuovi arrivati si ammassano nelle bidonvilles costruite nella periferia della

città, istallandosi su terreni incolti che appartengono spesso a grandi

proprietari terrieri.





Nel 2000, c’erano 312 stabilimenti che offrivano 255 500 posti di lavoro.

Diverse multinazionali scelgono oggi l’America centrale e la Cina dove i salari

sono ancora più bassi. La chiusura delle fabbriche ha innalzato il tasso di

disoccupazione da meno dell’1% nel 2000 al 3% nel 2003.

La crescita incontrollata della città è avvenuta senza uno sviluppo parallelo

delle infrastrutture e dei servizi. Le maquiladoras attingono da questo stesso

bacino di popolazione impoverita la mano d’opera di cui hanno bisogno ma non

partecipano in nessun modo allo sviluppo della città malgrado tutti i vantaggi

(fiscali, infrastrutture moderne e gratuite, salari bassi) di cui beneficiano.





Un lavoro ingente sarebbe necessario e parecchie risorse finanziare dovrebbero

essere stanziate solo per asfaltare le strade che ancora non lo sono (il 44%),

senza contare l’illuminazione spesso insufficiente e l’organizzazione dei

trasporti pubblici. Anche il sistema di trasporto destinato agli operai delle

maquiladoras non è sicuro. Non sorprende il fatto che molte ragazze scompaiano

all’alba o la notte, all’uscita dal lavoro e anche in pieno giorno senza che

nessuno se ne renda conto.

Ciudad Juárez è una città violenta. Accoglie dal 1993, il cartello di

narcotraficanti più potente del Messico. Attraverso Juárez transita l’80% della

cocaina proveniente dalla Colombia e destinata al mercato americano. I

narcotraficanti non hanno nessuna difficoltà a reclutare dei trasportatori che

ricevono molto più denaro di quanto non potrebbero guadagnare sul mercato del

lavoro formale.





A Juàrez sono presenti più di 500 bande di strada che si dedicano ad attività

criminali di ogni genere e spesso impongono ai nuovi membri lo stupro di una

giovane ragazza per essere ammessi nel gruppo. I regolamenti di conto tra bande

di strada rivali fanno registrare ogni giorno decine di vittime.

In questa città, in cui il predominio maschile caratterizza ogni livello

dell’organizzazione sociale, la violenza verso le donne si esprime tanto

nell’ambiente domestico quanto in quello lavorativo.





Le statistiche redatte dal Centro di crisi di Juárez, Casa Amiga, indicano che

il 70% delle donne che vi si rivolgono per cercare aiuto sono state picchiate

dai loro mariti, mentre il 30% lo sono state da qualcuno che conoscevano. Nel

solo 2001, sono state presentate 4 540 denunce per stupro (12 al giorno).

Ugualmente, le molestie sessuali e le minacce di licenziamento da parte dei

supervisori e dei proprietari delle maquiladoras alle donne che rifiutano le

loro avances sono un fenomeno corrente. La povertà aumenta la vulnerabilità

delle giovani donne. La violenza che regna a Juárez sembra essere quindi il

risultato di un insieme di fattori. Le statistiche nazionali del 1998

classificano Ciudad Juárez come la città più violenta di tutto il Messico.

Contesto politico e amministrativo





Il Messico è una Federazione composta da 31 stati e da un distretto federale

(Città del Messico).

Così come la federazione e il distretto federale, ciascuno degli stati ha una

costituzione propria e dispone di un sistema esecutivo, legislativo e

giudiziario proprio. Ciascuno dei 31 stati è suddiviso in un certo numero di

amministrazioni comunali dotate a loro volta di un proprio potere esecutivo

eletto.

In Messico ci sono diverse forze di polizia, ciascuna corrispondente a una delle

diverse entità amministrative quali la Federazione, gli stati, il distretto

federale e le amministrazioni comunali. Dall’inizio del mandato del presidente

Vicente Fox, tutte le questioni legate alla sicurezza pubblica nazionale sono

competenza del ministero della Sicurezza pubblica. La struttura fondamentale di

questo ministero è l’Ufficio del procuratore (la Procuraduría General de la

República – la PGR). In ciascuno dei 31 stati si trova una Procuraduría General

de Justicia del Estado (PGJE).





Riguardo al funzionamento di questi organismi la Commissione interamericana dei

diritti dell’uomo ha denunciato l’assenza di autonomia strutturale degli Uffici

del procuratore rispetto al potere esecutivo federale ed ha richiesto al governo

messicano di modificare questo stato di fatto.

La mancanza di coordinazione tra i corpi di polizia costituirebbe, secondo

alcuni, la causa principale dell’elevato tasso di criminalità a Juárez.

Stupisce, però, la perfetta convergenza tra i diversi gradi governativi, nel

minimizzare il numero di omicidi e nel considerare le vittime le vere

responsabili “perché passeggiavano in luoghi bui e indossavano minigonne o altre

mises provocanti…” come affermò Barrio Terrazas quando era governatore dello

stato di Chihuahua. In realtà la vera causa dell’aumento dei delitti sembra

risiedere nell’intreccio tra impunità e negligenza del governo federale.





Diverse testimonianze indicano che gli assassini sarebbero stati protetti, in un

primo tempo, dai poliziotti di Chihuahua. Successivamente avrebbero beneficiato

di appoggi negli ambienti del potere legati al traffico di droga. Alla fine del

1999, alcuni cadaveri di donne e bambine furono ritrovati vicino ai ranch di

proprietà di trafficanti di cocaina. Tale coincidenza sembrava stabilire un

legame tra gli omicidi e la mafia del narcotraffico, a sua volta legata alla

polizia e ai militari. Ma le autorità rifiutarono di seguire questa pista.

La strategia dei diversi governatori per «risolvere» gli assassinii seriali di

donne a Ciudad Juárez ha portato a una sequela di manipolazioni e

dissimulazioni, che in sostanza incolpavano degli innocenti. Un’altra strategia

utilizzata è stata l’eliminazione di chi prendeva le difese dei falsi colpevoli.

Diversi avvocati e talvolta i loro familiari, sono stati assassinati o hanno

subito attentati, numerosi giudici, procuratori, giornalisti hanno ricevuto

minacce di morte per costringerli ad abbandonare le inchieste sugli omicidi

delle donne.





Ma, più di tutto, questa vicenda oscura rivela l’onnipotenza dei

narcotrafficanti, i legami tra ambienti criminali e potere economico e politico.

Molte testimonianze dimostrano che alcuni omicidi di donne sono commessi durante

orge sessuali da uno o più gruppi di individui, fra cui alcuni assassini

protetti da funzionari di diversi corpi di polizia, in combutta con personaggi

altolocati, a capo di fortune acquisite per lo più illegalmente, grazie alla

droga e al contrabbando, e la cui rete d’influenza si estende come una piovra da

un capo all’altro del paese. Per questo motivo questi crimini efferati godono

della più completa impunità. Secondo alcune fonti federali, sei importanti

imprenditori di El Paso, del Texas, di Ciudad Juárez e di Tijuana assolderebbero

sicari incaricati di rapire le donne e di consegnarle nelle loro mani, per

poterle violentare, mutilare e infine uccidere. Il profilo criminologico di

questi omicidi si avvicinerebbe a quello che Robert K. Ressler ha definito

“assassini per divertimento” (spree murders). Le autorità messicane sarebbero da

molto tempo al corrente di tali attività e rifiuterebbero di intervenire. Questi

ricchi imprenditori sarebbero vicini a certi amici del presidente Vicente Fox e

avrebbero contribuito ai finanziamenti occulti della campagna elettorale che ha

portato Fox alla presidenza del paese, mentre Francisco Barrio Terrazas, ex

governatore di Chihuahua diventava suo ministro. Questo spiegherebbe perché

nessun vero colpevole ha mai avuto fastidi con la polizia dopo la morte di oltre

400 donne.





Fonti utilizzate

Rapport de la Commission québécoise de solidarité avec les femmes de Ciudad

Juárez – aprile 2004

La strage di donne a Ciudad Juárez di Sergio Gonzáles Rodriguez

La città della morte di Manuela Castellani

Messico : assassinii intollerabili. Report di Amnesty International, Agosto 2003





MICHELE CINQUE-Giornalista



da:http://michele5.blogspot.com/?pag=Un+Blog+per+Positano

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